Pillole di resilienza 2: i colleghi dal Ciad
Le voci dei nostri colleghi.
In questo periodo il personale di ACRA, in tutti i Paesi d’intervento, sta lavorando nel rispetto delle norme per tutelare la salute di tutti e arginare la diffusione del coronavirus.
Oggi vi presentiamo la testimonianza di Silvia Fregoso, coordinatrice di ACRA in Ciad, e dei nostri colleghi locali: Jaqueline (che lavora con ACRA a Goré dal 2010), Nartabé (da Goré) e Salleh (da Maro), che lavorano per garantire l'accesso a un'educazione di qualità per tutti i bambini e le bambine!
SILVIA
Un saluto a tutti i colleghi e amici di ACRA dal Ciad,
Paese che, come dico spesso qui, è il mio "chezmoi2 ", dove mi sento a casa ormai dal 2015!
In questa emergenza il Ciad è stato uno dei primi paesi a chiudere aeroporti e frontiere e mettere in quarantena i passeggeri che arrivavano dall’estero, quindi i casi ufficiali al momento e per fortuna sono pochi, ma con un sistema sanitario molto precario, il timore che il virus si possa espandere è alto.
Come ulteriore misura preventiva il Governo ha chiuso le scuole, le attività con più di 50 persone sono sospese e anche noi lavoriamo nel rispetto di tutte le norme di prevenzione per contrastare la scalata del virus.
In Ciad con ACRA, che anche lei è la mia seconda casa e vita (come spesso scherziamo con i colleghi), lavoriamo da anni con i bambini e nelle scuole.
Il COVID-19 è venuto a sconvolgere i piani, in un Paese in cui già è complicato farne normalmente. Le scuole sono chiuse dal 19 marzo ed è difficile arrivare con le attività di sensibilizzazione e portare materiale igienico; dove spesso manca l'acqua è diventato complicato portare anche solo il sapone, soprattutto alle famiglie più lontane e nelle zone in cui lavoriamo al confine con la Repubblica Centrafricana dove sono accolti molti rifugiati centrafricani.
Ci siamo chiesti come aiutare i bambini e le loro famiglie a vivere un po' meglio questo momento e stare vicino alle comunità e abbiamo pensato di lanciare una serie di attività per continuare il nostro lavoro e per rendere accessibile l’educazione ora che non ci sono le scuole.
Abbiamo iniziato un programma di télé-école, scuola a distanza, pubblicando dei brevi video, racconti e lezioni sui social di ACRA Tchad e il nostro sogno è quello di diffondere le lezioni anche attraverso la radio, che è il mezzo di comunicazione più diffuso in Ciad. In alcune zone però manca l’elettricità e vorremmo comprare delle radio solari per dare il più possibile accesso alle famiglie!
Per raggiungere questo sogno, ho deciso di promuovere personalmente una raccolta fondi per sostenere delle attività che possono sembrare piccole piccole, ma che avranno un impatto enorme dove lavoriamo.
Silvia Fregoso
Coordinatrice ACRA in Ciad
IL VIDEO-MESSAGGIO DI SILVIA DAL CIAD
JACQUELINE
Il mio nome è Nemadji Marie Jacqueline. Ho 53 anni e sono un Assistente al programma Persone con "bisogni speciali (PBS)"...Lavorare con persone vulnerabili è un lavoro nobile e sociale che ci permette di rispondere ai bisogni richiesti e per me è una benedizione essere al servizio delle persone più fragili ogni giorno.
Per farlo, sono orgogliosa di svolgere le mie attività legate al monitoraggio e al sostegno di queste persone, in questo contesto di COVID-19: è un momento difficile che mi obbliga a informare le persone sulle misure di prevenzione per combattere questa pandemia che non risparmia nessuno.»
Marie Jacqueline
operatrice ACRA, sede di Goré, Ciad
NARTABÉ
Mi chiamo Noubaramadji Nartabé e ho 27 anni. Lavoro con l'ONG ACRA come assistente sul campo nei progetti di educazione. Il mio compito è quello di seguire le attività scolastiche, sostenere le associazioni dei genitori e delle madri, collaborare con i responsabili delle strutture scolastiche e fornire consulenza e orientamento agli studenti in generale e agli studenti rifugiati in particolare.
La mia motivazione è vederli fuori dall'ondata di questa pandemia e vederli avere successo a scuola... È così che mi reco ogni giorno nei campi per incoraggiarli a rispettare le misure di sicurezza e a studiare individualmente a casa fino a quando la situazione non si normalizzerà».
Nartabé
operatore ACRA, sede di Goré, Ciad
SALLEH
Mi chiamo Salleh Ibrahim e ho 52 anni. Sono il responsabile dell'ufficio di ACRA a Maro. Il mio lavoro è stato influenzato dal diffondersi del coronavirus. Le scuole dove lavoriamo sono chiuse. La formazione e la sensibilizzazione di massa che stiamo facendo per la protezione dei bambini è proibita dal governo ciadiano attraverso misure adottate per bloccare la strada a questa pandemia...
La mia motivazione principale è che stiamo lavorando con un gruppo particolarmente sensibile a questa malattia (gli anziani). Di fronte a una tale situazione, tutti sono chiamati a dare il proprio contributo e insieme saremo in grado di raccogliere la sfida...».
Salleh
responsabile sede ACRA Maro, Ciad
Distribuzione kit di prevenzione nel campo profughi di Moissala (Ciad)
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